Difesa, riordino delle carriere, Comellini: Oltre a essere una schifezza mancano pure i pareri della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato. Ministra Pinotti colga stop lavori Commissioni parlamentari per riesaminare le proposte del suo collega Giachetti.

Il fatto che ieri le Commissioni parlamentari abbiano deciso di sospendere i loro lavori di esame dei provvedimenti di riordino delle carriere del personale delle forze armate e delle Forze di polizia, in attesa che il Governo gli trasmetta i previsti pareri della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato, offre sicuramente notevoli e ulteriori spunti di riflessione sull’azione del Governo e sul concetto di rispetto delle regole in materia di esercizio della funzione legislativa.

Ormai è chiaro che lo schema del decreto legislativo concernente il riordino delle carriere per il personale militare non piace alla stragrande maggioranza del personale che lo dovrebbe subire e personalmente lo reputo una vera e propria “schifezza”. Più lo rileggo e più mi convinco che l’atto sottoposto al vaglio delle Commissioni parlamentari non può essere il frutto della mente e dell’azione politica di una persona cosi intelligente come lo è la ministra della difesa Roberta Pinotti perché, invero, è un’accozzaglia di toppe malmesse che non ripara agli errori compiuti già a partire dal 1987, quando con la legge 468 iniziò il processo di revisione del trattamento economico del personale militare per riallinearlo con quello delle Forze di polizia.

Solo per fare un ulteriore esempio, oltre agli aspetti economici ad esclusivo vantaggio della casta degli ufficiali che ho già avuto modo di spiegare, a confermare l’illogicità, l’irrazionalità e l’evidente disparità di trattamento tra i differenti ruoli del personale contenuta nel testo dello schema del decreto legislativo in argomento, è arrivata una nuova interrogazione parlamentare che alcuni senatori hanno voluto rivolgere alla Ministra Pinotti per mettere in evidenza un problema non di poco conto che riguarda gli ufficiali della sanità militare (medici, farmacisti, veterinari, psicologi). Infatti, secondo i presentatori dell’atto di sindacato ispettivo, vi è il problema degli ufficiali che accedono alle carriere dirigenziali senza il requisito della specializzazione previsto per il Servizio sanitario nazionale che, del resto, è indispensabile per le collaborazioni con le ASL già in essere che la stessa titolare della Difesa, anche nel recente passato, non ha mai mancato di propagandare.

Le difficoltà che stanno attraversando i Comparti sicurezza e difesa non possono essere risolte con l’imposizione di provvedimenti incoerenti e oltremodo costosi e che si espongono facilmente alla bocciatura da parte dei giudici amministrativi e contabili.

La sospensione dei lavori parlamentati offre l’inatteso spunto per avviare una complessiva revisione delle amministrazioni interessate che, senza tralasciare gli aspetti economici e di progressione di carriera che interessano il personale, possa dare al Paese strumenti capaci ed efficienti in linea con le reali necessità e con le disponibilità di bilancio.

La ministra Pinotti, per quanto riguarda la Difesa, Invece di bearsi del consenso dei Cocer, già saziati con la seconda proroga de mandato e per questo incapaci di raccogliere le reali istanze del personale, se mai lo abbiano fatto, e del consenso dei generali che la circondano e la adulano nella speranza di ulteriori privilegi e poltrone, provi almeno per una sola volta ad ascoltare quelli che si lamentano e che oggi sono la maggiore parte.

Suvvia Ministra, faccia un sano esercizio di autocritica e scoprirà che fin dal maggio del 2014 c’era già chi, anche nel suo partito, aveva indicato le soluzioni possibili per dare una concreta attuazione a quanto previsto dalla legge 244 del 2012 di revisione dello strumento militare anche con riferimento agli aspetti economici e di carriera del personale militare.

Insieme all’intero Consiglio dei ministri colga lo stop dei lavori offerto alle Commissioni parlamentari dalla mancata espressione dei pareri da parte della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato e ritiri provvedimento di riordino delle carriere del personale militare. Nel contempo colga anche l’occasione per rileggersi quelle proposte di emendamenti che il suo collega Roberto Giachetti presentò nell’ambito della discussione del disegno di legge sulle “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, per conferire la delega al Governo per l’attuazione dell’articolo 19, commi 1 e 2, della legge 4 novembre 2010, n. 183 e per la semplificazione normativa in materia di trattamento economico del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Sicuramente oggi le troverà, le proposte di Giachetti, molto più interessanti di quanto fece all’epoca e sicuramente le saranno utili per rispondere alle critiche che oggi il suo riordino delle carriere sta ricevendo da molti soggetti che vanno ben oltre l’ambito militare.