Marina Militare, Comellini (Pdm): sulla questione acque di bordo non “facite ammuina”

“Prendo atto delle dichiarazioni del comandante della Nave Margottini (attualmente impegnata nelle operazioni antipirateria e di propaganda del “sistema Italia”) pubblicate oggi dal quotidiano La Nazione. Al riguardo devo rilevare come queste non chiariscono né chi abbia fatto i controlli, come e quando, né se la nave sia salpata prima o dopo aver fatto le ulteriori verifiche. È solo il caso di ricordare che l’impossibilità dei laboratori analisi della forza armata di effettuare gli accertamenti per determinare la completa conformità all’uso umano delle acque di bordo, secondo le prescrizioni del decreto legislativo 31/2001, è ormai un fatto dimostrato oltre ogni legittimo dubbio dalle annotazioni contenute nelle comunicazioni scambiate tra i predetti laboratori e le unità navali. Se dette analisi non le possono fare i laboratori della forza armata figuriamoci quanto ciò, a maggior ragione, sia irrealizzabile a bordo della nave in navigazione nell’Oceano Indiano.
Comprendo come l’indisponibilità di fondi sui capitoli di spesa spesso renda impossibile far effettuare le analisi in argomento presso strutture esterne alla forza armata e che, in caso di risultati di “non conformità all’uso umano”, le indispensabili operazioni di bonifica e sanificazione degli impianti e delle linee di distribuzione delle acque possono incidere in maniera determinate sull’operatività delle unità navali e sulle aspettative del vertice militare. Operazioni talvolta complesse che richiedono necessariamente l’evacuazione dell’intero equipaggio, come sembra sia avvenuto recentemente sul cacciamine Alghero.
Comprendo anche la necessità del comandante della Margottini di rassicurare gli uomini e donne che in questi giorni, insieme a lui, hanno scoperto l’esistenza di un rischio per la loro salute che forse fino ad oggi nessuno gli aveva rappresentato. Tuttavia voglio ricordare che già in passato alcune dichiarazioni rese alla stampa, secondo le indicazioni e la logica del “va tutto bene, siamo bravi siamo belli” che tanto piace al vertice militare, si sono poi rivelate non vere. Basta, solo per fare un esempio, ricordare il caso di Nave Caio Duilio, Nave Grecale, Nave Elettra o, ancora Nave Magnaghi e da ultimo la Fremm Rizzo sulla quale, mi risulta, oltre alla presenza di legionella nel “locale forno”, anche il rilevamento di anomali valori di trialometani che hanno reso necessaria una verifica dell’impianto a cura della ditta costruttrice.
A questo punto vorrei sapere dal comandante della Nave Margottini come riuscirà, nel bel mezzo dell’Oceano Indiano mentre è impegnato nella caccia ai pirati, a far effettuare i controlli trimestrali sulle acque di bordo previsti dal “protocollo di routine” più o meno il 6 maggio p.v., o quelli eventuali di ulteriore verifica? E poi, caro comandante, se è cosi certo che l’acqua a bordo della sua Nave è “sicura”, mi spiega per quale ragione al suo equipaggio, ma anche a quelli delle altre unità navali, viene data da bere acqua imbottigliata?
Come ho già detto, quando si tratta di argomenti così importanti come lo è la salute degli uomini e donne della Marina militare, occorre dimostrare coi fatti ciò che si sostiene e non mi sembra che alle belle e rassicuranti parole di questi giorni sia seguita la pubblicazione di tutte le analisi effettuate secondo le disposizioni di legge, dal 2001 fino ad oggi, su tutte le unità navali della forza armata.
Comprendo anche la difficoltà del vertice militare nel dover ammettere che il problema è stato sottovalutato o che si è preferito confidare nell’ordine del silenzio imposto al personale, affinché la questione restasse confinata all’interno della compagine militare. Siccome non siamo più all’epoca del “facite ammuina” allora, mi permetto, anzi mi sento in dovere, visto che sembra che l’ordine del giorno di oggi prevede la ricerca dei miei improbabili informatori piuttosto che la soluzione del problema, di suggerire a tutti i comandanti delle unità navali della Marina militare di agire secondo il buon senso del “padre di famiglia” con la consapevolezza delle loro responsabilità in qualità di “datore di lavoro”, in conformità alle chiarissime disposizioni del decreto legislativo 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e, quindi, delle informazioni sui rischi che necessariamente devono essere date al personale, nel modo più completo possibile, anche attraverso la pubblicazione dei risultati delle analisi effettuate sulle acque di bordo destinate all’uso umano, sia al momento della partenza sia nei successivi controlli effettuati nei modi e nei tempi previsti dalle vigenti normative.
Garantire il diritto alla salute è dovere di ogni datore di lavoro e quindi anche di ogni buon comandante. O sbaglio?
Chiunque vorrà comunicarmi problemi inerenti la questione delle acque destinate all’uso umano a bordo delle unità navali della Marina militare, può scrivermi all’indirizzo di posta elettronica info@partitodirittimilitari.it oppure cittadiniindivisa@radioradicale.it.”

(foto: www.marina.difesa.it)