Ma quale bandiera Nazista? La visione distorta dei fatti è l’epilogo dell’azione di una ministra che i militari vorrebbero poter dimenticare

Il servizio giornalistico che ha scoperto una bandiera erroneamente definita “nazista” nella camerata della caserma Baldissera del Battaglione Carabinieri Toscana ha sollevato un clamore mediatico che si sta rivelando una fake news in quanto, in realtà, quella bandiera è un emblema della Marina militare della Germania imperiale e la sua sola esposizione non costituisce alcun reato o infrazione disciplinare. Se poi la ministra della difesa Roberta Pinotti vuole estremizzarne l’uso decorativo riconducendo l’esistenza di una qualsivoglia violazione dei doveri del militare al solo fatto che alcuni gruppi di estrema destra la utilizzano nelle proprie esternazioni pubbliche, consapevoli del divieto di utilizzare i simboli del nazismo o del fascismo, allora le dichiarazioni della Pinotti sul punto non possono non ricordarci che, al pari, la repressione delle libertà individuali di espressione o finanche del solo pensare, qualsiasi sia l’ideologia politica di chi le esercita liberamente e consapevolmente, è propria dei regimi totalitari a cui quella bandiera vuole ad ogni costo essere ricondotta. Ricordo, quando ero un giovane sergente dell’Aeronautica militare di aver appeso nel mio alloggio alcune fotografie di aerei storici, come quelli esposti al museo dell’Aeronautica militare di Vigna di Valle che riportano sull’ala o sulla fiancata l’emblema dell’allora gloriosa Regia Aeronautica e del “fascio littorio”, quest’ultimo simbolo del regime fascista. Ma non per questo ricevetti il trattamento che oggi la ministra vorrebbe riservare al giovane carabiniere, per ragioni che, a mio avviso, e non solo, non hanno nulla a che vedere con il regolamento militare e i doveri che esso impone ad ogni militare.
Credo fermamente che le Forze armate, ora più che mai, abbiano bisogno di un vero ministro della difesa e di comandanti in grado di esprimere al meglio il vero senso del terzo comma dell’articolo 52 della Costituzione che li vorrebbe capaci, nella loro azione di alto comando, di ascoltare, comprendere e porre rimedio alle ragioni su cui si fonda l’evidente malcontento e i crescenti sentimenti di sfiducia nelle Istituzioni che tutto il personale militare dei ruoli non direttivi e non dirigenti vive con estremo disagio anche a causa, non ultima, delle mille promesse fatte e non mantenute e dei devastanti provvedimenti normativi che hanno inciso pesantemente sulle carriere e la dignità di tutti i cittadini in divisa. La sottosegretaria e poi ministra Pinotti fin dal suo ingresso nella compagine militare ha preferito circondarsi di personaggi graditi alla sua parte politica e al suo ex presidente del Consiglio senza preoccuparsi che regalando proroghe a destra e a manca o che nel voler imporre le sue decisioni in modo unilaterale o, ancora, prediligendo gli uni agli altri a secondo della disponibilità ad assecondare le sue richieste, ha finito col compromettere quei delicati equilibri tra le forze armate ed al loro interno tra i differenti ruoli che duravano immutati da tempo nonostante le dure prove e i gravosi impegni a cui tutte le forze armate sono state costrette.
Riguardo agli attacchi e insulti che la ministra afferma di aver ricevuto in queste ore sui social me ne dispiaccio, se hanno travalicato i limiti della critica, anche aspra, è giusto che vengano puniti ma, diversamente, non posso non ricordare che la saggezza popolare da sempre recita: “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Tutto ciò nella speranza che il prossimo ministro della difesa dia più ascolto alla truppa piuttosto che ai generali e all’inutile Cocer.