Croce Rossa Italiana, Partito Radicale e Pdm: Giudici bocciano la riforma voluta da Monti e noi ve lo avevamo detto.

“Dalla fine del 2011 e fino all’agosto del 2012 i deputati radicali (eletti nelle liste del Pd) con il Pdm (partito per i diritti dei militari) hanno in tutti i modi cercato di fermare gli insani progetti di smembramento della Croce Rossa Italiana ritenendo che la riforma dell’Ente e la soppressione del Corpo militare ausiliario delle Forze armate proposte dal Governo Monti non rispondessero ai criteri contenuti nella legge delega 183/2010, il cui termine, peraltro già ampiamente scaduto, fu rinnovato più volte al solo scopo di permettere l’emanazione di quel decreto legislativo di riorganizzazione della CRI adesso fortemente censurato dai giudici amministrativi che, lo scorso 5 luglio, lo hanno rimesso al vaglio della Corte Costituzionale.

Infatti, il Tar del Lazio, nel rimettere al vaglio della Corte costituzionale l’intero decreto legislativo 178/2012 di riorganizzazione della Croce rossa, non ha fatto altro che confermare quello che fin dal mese di novembre del 2011 la deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni aveva sostenuto durante i lavori della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati aderendo alle richieste di Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm).
I Giudici del Tar hanno ritenuto “non manifestamente infondate questioni di costituzionalità, riferibili ai seguenti articoli della Costituzione: 1 (per adozione, da parte del Governo, di iniziative di rilievo politico, non riconducibili al legislatore delegante), 76 (per eccesso di delega, sotto gli specifici profili evidenziati), 3 e 97 (per l’irrazionalità di scelte, destinate ad incidere su servizi di assoluta valenza per la salute, l’incolumità e l’ordine pubblico, senza adeguato bilanciamento fra le esigenze sottostanti a tali servizi e le contrapposte ragioni di contenimento della spesa), 117, con riferimento all’art. 1, comma 1, del Protocollo addizionale CEDU, in cui si garantiscono i beni delle persone fisiche e giuridiche in una accezione, già ricondotta dalla giurisprudenza alla titolarità di qualsiasi diritto, o di mero interesse di valenza patrimoniale, rientrante fra i parametri di costituzionalità riconducibili appunto al citato art. 117, anche per quanto attiene alle modalità di tutela dei lavoratori, con riferimento agli aspetti patrimoniali del rapporto di lavoro.”.

La decisione adesso toccherà ai Giudici costituzionali e in caso di accoglimento della tesi di incostituzionalità prospettata dal giudice remittente il Governo dovrà necessariamente prenderne atto e riparare il danno, già incalcolabile, che si è creato in questi anni per il solo fatto di non averci voluto ascoltare.

Ancora una volta siamo costretti a dire “ve lo avevamo detto”. E ciò con la consapevolezza di aver fatto sempre il nostro dovere.”

Lo dichiarano Maria Antonietta Farina Coscioni, membro della Presidenza del Partito Radicale e Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm).