Governo, Pdm: sulle proroghe degli incarichi a Del Sette, Graziano ed Errico, violata la legge Madia.

Roma 14 gennaio 2017

“Le proroghe decise oggi dal governo Gentiloni su proposta della Ministra della difesa, degli incarichi dei generali Del Sette, Graziano ed Errico, sono state approvate violando quanto espressamente prevede la legge Madia sui collocamenti a riposo per raggiunti limiti di età e sono l’inequivocabile segno che il Paese è governato da una classe politica che non si fa alcuno scrupolo né della legge né di spingere importanti istituzioni, come le Forze armate e in particolare modo l’Arma dei carabinieri, verso uno stato di illegalità evidente prediligendo l’autoreferenzialismo e applicando sistematicamente pesi e misure differenti in una logica perfettamente rispondente al modus operandi che ha caratterizzato gli ultimi 60 anni della Repubblica: le leggi si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici.

La Pinotti proponendo queste proroghe ha dimostrato ancora una volta l’inadeguatezza a ricoprire l’incarico di Ministro della difesa. Ricordiamo, non senza sdegno, che nel recente passato le decisioni della Ministra sono state molto differenti. Solo per fare un esempio basta ricordare quelle prese nei confronti dell’ex Capo di stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Pasquale Preziosa che pochi mesi prima di terminare il suo mandato venne accusato dalla Procura militare di Roma di aver minacciato un inferiore con lo scopo di danneggiare la carriera di un altro generale, il consigliere militare di Renzi. In quell’occasione la Ministra non esitò un solo istante ad avviare nei confronti di Preziosa un procedimento disciplinare di Stato per la massima sanzione espulsiva (rimozione dal grado) e poi a sostituirlo alla scadenza del mandato, mentre di li a qualche settimana, davanti a un Parlamento in parte perplesso, in parte oggettivamente piegato in un reverente silenzio, metteva in scena affermazioni di stima e fiducia nei confronti di un altro Capo di stato maggiore, quello della Marina militare, l’ammiraglio De Giorgi, nonostante fosse ampiamente nota la posizione di quest’ultimo che per un verso era quella di imputato davanti al Tribunale di Civitavecchia dove fin dai primi mesi del 2015 era stato chiamato a rispondere, insieme ad altri, della morte del sottocapo Alessandro Nasta, avvenuta il 24 maggio 2012 a bordo della Nave scuola Amerigo Vespucci, e dall’altro, per altri fatti, era stato indagato dalla procura di Potenza nell’ambito di un filone di indagine nato da una inchiesta su petrolio e appalti denominata “Tempa Rossa”.

Già nel recente passato la Ministra ha proposto e ottenuto la proroga di un generale colpito da limiti di età mantenendolo, contrariamente alla legge, nel suo duplice incarico di presidente del Cocer e Direttore Generale della Direzione Generale del Personale militare ma, con quelle di oggi, la Ministra, non dovrà stupirsi se gli italiani inizieranno a guardare con sospetto ogni singolo militare, o ancora peggio se carabiniere, perché se per i primi il dubbio che appartengano ad una casta sottratta alla legge può sorgere in modo legittimo, per i secondi, il fatto che il vertice dell’Arma sia anche solo indagato per il più odioso dei reati che possa commettere un servitore della legge e dello Stato rende inevitabile la legittimazione di ogni cittadino a porsi anche la domanda se l’Arma sia al servizio della legge e della giustizia oppure al soldo di qualche personaggio o partito politico.

Se da un lato non possiamo non rammaricarci per le sorti di una Italia sempre più preda di famelici avvoltoi e per la sorte dei militari e degli onesti carabinieri, sempre più costretti ad assistere, quasi impotenti, alle innumerevoli violenze che i membri del Governo continuano a perpetrare contro le Istituzioni e quelle leggi che essi stessi hanno giurato di difendere, adesso, dall’altro, non resta che sperare nell’auspicabile correttezza del Presidente della Repubblica, che da garante della Costituzione e delle leggi non potrà non respingere le proposte di proroga avanzate contrariamente alla legge da un Governo che tra le altre questioni difetta dell’irrinunciabile consenso del popolo italiano.

I generali Del Sette, Graziano e Errico per il rispetto che devono al Paese e ai loro uomini e donne dovrebbero dimettersi immediatamente e rifiutare di identificarsi in un Governo che si ritiene esonerato dal rispetto delle sue stesse leggi.”

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