Cappellani militari, Comellini (pdm): 9.410.272 euro di spesa nel 2019 sono reali, il taglio sbandierato dalla Trenta è la fake news.

L’intesa sulla questione dei cappellani militari stipulata dal precedente governo Gentiloni e i rappresentanti della Chiesa dovrà essere sottoposta al vaglio del Parlamento quindi oggi la sola cosa certa sono i numeri della legge di bilancio che escludono categoricamente una riduzione rispetto al passato. Già da alcuni anni – ma la ministra sembra non saperlo – il numero dei cappellani militari è stato ridotto rispetto ai 204 previsti dalle “tabelle ordinative organiche”. Tuttavia la spesa per il pagamento degli stipendi dei preti soldato è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al passato. Tra le ragioni di questa sostanziale costanza di spesa vanno considerati gli effetti dei provvedimenti del riordino delle carriere hanno determinato consistenti aumenti degli stipendi dei cappellani militari che, va ricordato, sono assimilati al rango di ufficiale delle forze armate, ne indossano i gradi da ufficiale/dirigente e ne percepiscono il relativo trattamento economico e accessorio tra cui gli straordinari (per dire la messa) e le indennità di missione, aeronavigazione e finanche, in alcuni casi, l’indennità di aviolancio e sede disagiata (per citarne alcune).
L’intesa stipulata, tanto sbandierata come svolta epocale garantisce alla casta dei preti-soldato il mantenimento di inaccettabili privilegi e si pone in netto contrasto con quella sicuramente molto meno onerosa per le casse dello Stato prevista dal D.P.R. n° 421 del 27 ottobre 1999 che recepisce l’intesa, anche questa prevista dal Concordato del 1984, che regola il servizio di assistenza spirituale dei cappellani della Polizia di Stato.
I numeri riportati nero su bianco nelle “Tabelle” allegate alla Legge di bilancio per il 2019 parlano chiaro: i cappellani militari costeranno ai contribuenti 9.410.272 euro. Quindi, a conti fatti, l’unica “fake news” è l’annunciato risparmio che qualche buontempone ha voluto suggerire alla Ministra Trenta.
Alla Ministra consiglio una attenta lettura degli atti parlamentari della XVI Legislatura. Da quando nel 2010, dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 66/2010 e d.P.R. 90/2010, chiesi ai parlamentare Radicale Maurizio Turco di portare all’attenzione del Parlamento la questione dei cappellani militari e dell’intesa mancante ma prevista espressamente dal Concordato del 1984, gli stipendi dei preti con le stellette ci sono costati circa 80 milioni di euro. A questa somma vanno aggiunti i rilevanti costi di mantenimento e funzionamento degli uffici e strutture della “diocesi dell’Ordinariato militare d’Italia” e delle pensioni dorate dei generali-preti.
La semplice domanda che si deve porre la ministra Trenta, ma anche il suo capo Di Maio, partendo dal principio che lo Stato è laico, è: a cosa servono realmente i cappellani militari quando vicino ad ogni caserma sorge una chiesa con il suo parroco stipendiato dal Vaticano? Se dobbiamo continuare a mantenere i cappellani militari per dare assistenza spirituale al personale delle forze armate di religione cattolica allora devono poter avere la medesima assistenza spirituale quelli di fede ebraica o mussulmana o di qualsiasi altra religione.

 

La Trenta inciampa sull’Ausiliaria. Un errore che costerà ai contribuenti 400 milioni di euro.

Finalmente, come riporta il quotidiano “La Repubblica” del 25 novembre scorso in un articolo pubblicato a pagina 23 dal titolo “L’indennità di ausiliaria ai militari sarà rivisitata, in considerazione della mancata risposta degli enti locali”, sembrerebbe che anche la ministra della Difesa, la capitana Elisabetta Trenta, si sia resa conto che l’Ausiliaria – cioè quella particolare posizione di stato in cui i militari vengono collocati a domanda per un periodo massimo di 5 anni quando cessano dal servizio effettivo e che, in cambio del pagamento di una indennità aggiuntiva, si impegnano a prestare servizio presso le altre pubbliche amministrazioni qualora gli venga richiesto – è un privilegio anacronistico e insostenibile per le casse dello Stato. Leggi tutto “La Trenta inciampa sull’Ausiliaria. Un errore che costerà ai contribuenti 400 milioni di euro.”

AERONAUTICA MILITARE, VACCINI, COMELLINI (PDM): SUBITO CHIAREZZA SULLE SOMMINISTRAZIONI

Occupandomi da anni delle problematiche relative alla tutela della salute del personale militare devo amaramente constatare che, purtroppo, i paradossi e quindi i rischi, sembrano essere ancora molti.
Dopo le libere interpretazioni delle norme sulla tutela della salute dei militari che ci hanno più volte regalato i vertici della Difesa con le loro “pillole di saggezza”, emerse chiaramente anche nel testo della relazione conclusiva dell’ultima Commissione parlamentare presieduta dal già deputato Gian Piero Scanu, nonché dai più volte ripetuti “#nulladanascondere”, oggi per l’ennesima volta sono costretto ad apprendere, con preoccupazione, di una cronica disinformazione degli ufficiali medici sulla corretta profilassi vaccinale dei nostri militari.
L’ultima segnalazione pervenutami questa mattina non è riferita né alla questione delle c.d. “acque di bordo” utilizzate sulle navi militari né a casi di militari ammalatisi a seguito del servizio prestato nei teatri operativi all’estero, riguarda il personale in forza presso l’Aeronautica Militare che sarebbe tenuto ad effettuare un’autoanamnesi vaccinale sostituendosi al medico militare responsabile della vaccinazione.
Sul tema vaccini, peraltro oggetto di indagine da parte della citata Commissione parlamentare presieduta dall’allora on. Scanu nel corso della XVII Legislatura, mi risulta che il maresciallo infermiere Emiliano Boi, in servizio presso la Marina Militare, abbia già da tempo segnalato ai propri superiori problematiche in merito alla non corretta prescrizione e somministrazione, senza ad oggi aver ricevuto alcuna risposta.
Auspico che almeno il ministro della difesa del Governo del cambiamento, Elisabetta Trenta, vorrà ascoltare quanto prima le preoccupazioni che, in tema di tutela della salute, mi giungono dai militari e che come me e il maresciallo Boi anche la titolare della Difesa abbia a cuore, con i fatti, la salute degli uomini e delle donne in divisa.

Finalmente ci siamo! Nasce il “Sindacato dei Militari”

Finalmente ci siamo! Nasce il “Sindacato dei Militari”. I vertici della difesa se ne facciano una ragione e si rendano immediatamente collaborativi e disponibili al confronto sui principali temi di interesse della categoria.

Domani, sabato 6 ottobre, a Roma, via di Torre Argentina n. 76 , 3° piano, dalle ore 10.00 alle 13.00, si svolgerà la riunione per la costituzione del “Sindacato dei Militari”. Leggi tutto “Finalmente ci siamo! Nasce il “Sindacato dei Militari””

Difesa, Aeronautica militare, Comellini (PDM):  volo taxi per la Pinotti, dopo il processo politico il procedimento disciplinare politico

Si svolgerà domani, 11 luglio, il procedimento disciplinare a carico del maresciallo dell’Aeronautica militare che lo scorso 18 luglio 2017 fu assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di aver rivelato a terzi estranei all’amministrazione militare le informazioni relative al volo di addestramento che il 5 settembre 2014 portò da Ciampino a Genova Sestri la ministra Roberta Pinotti appena rientrata da Cardiff dove aveva partecipato a incontro istituzionale.
“Dopo un inutile processo politico ecco l’incredibile procedimento disciplinare politico”. È questo il commento con cui Comellini, segretario del partito per la tutela dei diritti dei militari (PDM), inquadra la vicenda. “Alla luce della chiara sentenza di completa assoluzione pronunciata dal Tribunale di militare di Roma con la quale i Giudici danno atto che uno degli elementi indiziari su cui la Procura militare aveva fondato l’accusa era, incredibilmente, l’appartenenza politica del maresciallo militante e attivista del Movimento 5 Stelle, non posso non pormi domande sulla urgente necessità di una seria e completa riforma della Giustizia Militare che miri a recidere ogni dipendenza dei suoi organi, Procura e Tribunale, dal Ministero della Difesa.
Riguardo invece al procedimento disciplinare in questione, – prosegue Comellini – avviato fin dal 19 aprile scorso dal Comandante del 31°Stormo (che gestisce i voli di Stato) nei confronti del militare già assolto con formula piena e sentenza passata in giudicato, ritengo che, a prescindere dalla eventuale sanzione che potrebbe essere inflitta all’incolpato, rappresenti il chiaro tentativo della forza armata di dare comunque un colpevole all’ex ministra Roberta Pinotti.
La neo ministra Elisabetta Trenta ha nulla da dire in merito? Credo – prosegue il Segretario del PDM – che un immediato intervento per annullare il procedimento disciplinare sia non solo necessario per evitare danni all’immagine dell’amministrazione militare ed eliminare ogni possibile ulteriore spreco di denaro pubblico, ma sia anche doveroso per accertare se quel famoso volo di addestramento, che il 5 settembre 2014 portò a Genova la Pinotti appena rientrata dall’Inghilterra, non sia stato, in vero, programmato ad arte per soddisfare una precisa richiesta visto che dagli atti processuali emerge chiaramente che la presenza dell’ex ministra a bordo del Falcon 50 era stata annunciata già due giorni prima.
Infatti, – precisa Comellini – fin dall’inizio quel volo era stato programmato con la sigla IAM3122 che inequivocabilmente indica la presenza a bordo del velivolo del ministro della difesa.
La ministra Trenta dimostri con i fatti di essere un autorevole membro del “Governo del cambiamento”, annulli il procedimento disciplinare a carico del  maresciallo dell’Aeronautica militare e avvii con la massima urgenza una inchiesta, concreta e pubblica, per far sapere agli italiani come siano stati utilizzati gli aerei della flotta di Stato, sia per gli impegni istituzionali sia per gli eventuali voli di addestramento usati come taxi da parlamentari o membri dei governi degli ultimi dieci anni.
Probabilmente – conclude Comellini – la verità che ne emergerebbe potrebbe non piacere a molti, metterebbe in evidenza come l’abuso della cosa pubblica sia spesso la regola impunita.”