DIFESA, COMELLINI (PDM): MINISTRA TRENTA FACCIA IMMEDIATA CHIAREZZA SULLA QUESTIONE ACQUE DI BORDO. NOI PRONTI A DARE NOSTRA SOLUZIONE PER TUTELARE PERSONALE.

Se la ministra parla di diritti dei militari allora, sicuramente sa che quello alla salute, tra i tanti, è quello più ignorato dai vertici militari e in particolare da quelli della Marina militare.
Come abbiamo più volte dimostrato sulle navi della nostra flotta militare non viene garantito l’utilizzo di acqua conforme all’uso umano come invece prevedono le norme vigenti in materia di tutela della salute umana e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nonostante il problema sia ormai ben noto anche all’opinione pubblica, il vertice della Marina militare non l’ha ancora risolto né ha dimostrato di aver agito secondo la legge. Cosa, questa, che avrebbe potuto facilmente fare anche aderendo positivamente alla nostra richiesta di accesso agli atti riguardanti le analisi effettuate negli anni passati sulle acque utilizzate dal personale militare a bordo delle navi dell’intera flotta. Nulla di tutto questo è stato fatto per dimostrare che la Marina militare ha sempre tutelato la salute dei propri uomini e donne ma oggi, finalmente, la notizia della gara d’appalto bandita dalla base navale della Spezia “per il servizio di controllo sulle acque destinate ad uso umano a bordo delle UU.NN. della Marina Militare” diffusa dal quotidiano La Nazione ci fa ben sperare per il futuro. Tuttavia, il fatto in se ci dimostra ancora una volta la correttezza della nostra battaglia e delle nostre rivendicazioni per tutelare la salute degli uomini e donne della forza armata. Avevamo e abbiamo ragione, nonostante le parole e l’arroganza di quanti continuavano, e continuano, a dire di non avere nulla da nascondere.
Anche questa volta, e con estremo rammarico, dobbiamo evidenziare come la Marina militare, nel dettare le regole del recentissimo bando di gara, il primo in assoluto nella storia conosciuta della forza armata, abbia continuato a non voler dare una più adeguata e completa attuazione alle norme vigenti e al decreto legislativo 31/2001. Infatti, nel Disciplinare Tecnico è riportato pedissequamente il contenuto della direttiva emanata dal Comando della Squadra Navale nel luglio 2016 che, come ormai noto, non è in linea con la citata normativa. Solo per fare un esempio il bando prevede l’uso della tecnica di campionamento per la ricerca delle Legionelle che può generare dei risultati “falsi negativi” e, inoltre, impone al personale dipendente dalle ditte concorrenti l’essere in regola con l’iscrizione all’ordine professionale, poi però, per svolgere le operazioni di prelevamento dei campioni di acqua da analizzare viene prevista la possibilità che a tanto vi provveda anche il personale militare senza tuttavia prevedere che lo stesso sia almeno in possesso delle necessarie abilitazioni o qualifiche sanitarie.
Insomma, è proprio il caso di dirlo: la toppa sta diventando peggio del buco e la salute dei marinai è lasciata al caso e all’improvvisazione. Allora che facciamo Ministra Trenta ci vediamo così le spieghiamo noi come risolvere il problema prima che anche lei finisca travolta dalle stesse acque, spesso contaminate, che i marinai sono costretti ad utilizzare a bordo delle navi militari, oppure vuole ignorarci come ha sempre fatto chi l’ha preceduta?
In attesa di una sua risposta noi continuiamo tranquillamente la nostra battaglia per il diritto e i diritti dei militari, salute compresa, e ci prepariamo a supportare adeguatamente e sempre più convintamente l’intervento dei nostri delegati sindacali, uomini e donne che in ogni caserma, nave o aeroporto d’Italia, non appena la Corte costituzionale pubblicherà l’attesa sentenza che ha dichiarato incostituzionale la norma che per troppo tempo ha vietato ai cittadini militari di costituire associazioni di categoria o aderire ai sindacati, ben sapranno agire per la tutela dei diritti e degli interessi dei loro colleghi.
(foto: www.difesa.it)

2 giugno: adesso Di Maio sia coerente, cancelli la parata militare

“Nel corso della precedente legislatura i parlamentari M5S hanno chiesto più volte ai governi di turno di cancellare la parata militare che ogni anno si svolge a Roma in occasione della festa della Repubblica con un enorme spreco di denaro pubblico.
Adesso Di Maio ha l’occasione per dare una prima, seppure piccola, risposta concreta agli italiani che lo hanno votato credendo alle promesse di cambiamento. Ecco, si inizi col cancellare la parata del 2 giugno e i soldi risparmiati siano destinati a chi ne ha veramente bisogno.”

Appello ai membri degli equipaggi delle navi della Marina militare e in particolare a quello della nave Zeffiro.

Ragazzi e ragazze, la legge impone al vostro comandante, nella sua veste di “datore di lavoro”, il dovere di tutelare la vostra salute, prevenire i rischi sui luoghi di lavoro (la nave è il vostro luogo di lavoro) e informarvi in modo puntuale di ogni aspetto della vostra attività che può comportare un rischio per la vostra salute e incolumità.
L’avviso con la scritta “utenza idrica non impiegabile per uso umano” apparso nei giorni scorsi sui rubinetti della nave Zeffiro, secondo la Marina ha una funzione informativa e non vuol dire che tutte le utenze (rubinetti) non sono idonei e quindi, per i vertici della vostra forza armata il problema non esiste. Furbetti !!
Invero, le nome dispongono altro e il vostro comandante ha il preciso dovere di rendervi compiutamente informati sullo stato della conformità all’uso umano dell’acqua che utilizzate per lavarvi e per cucinare. Il vostro datore di lavoro ha il dovere di comunicarvi l’esito dell’esame/i effettuato, cioè i risultati delle analisi, sempre che siano state realmente effettuate come prescrive la legge.
La “legionella” è rilevabile in singoli punti dell’impianto idrico della nave diversamente i colibatteri fecali e altri batteri o metalli pesanti e sostanze cancerogene nocivi per l’uomo sono contenuti direttamente nell’acqua. Per avere i risultati degli esami di laboratorio occorrono in media 15 giorni e partire in navigazione senza la certezza che le acque siano conformi all’uso umano come prevede la legge vi espone al concreto rischio di danni alla vostra salute. Le norme di riferimento sono il decreto legislativo 31/2001 e il decreto legislativo 81/2008.
Se non vi danno tutte le informazioni dovute potete sempre chiederle facendo un accesso agli atti (legge 241/90). Non abbiate timore di rivendicare il vostro diritto alla tutela della vostra salute.
Il Pdm (partito per la tutela dei diritti dei militari) è al vostro fianco quindi non esitate a chiedere informazioni o aiuto per denunciare eventuali inadempienze del vostro datore di lavoro.
Nelle prossime ore sul sito www.partitodirittimilitari.it metteremo a vostra disposizione il fac-simile della domanda di accesso agli atti per avere copia delle analisi sulle acque di bordo. Conoscerne lo stato della salubrità dell’acqua che usate per lavarvi e per cucinare è un vostro diritto, non lasciatevi intimorire da chi vi minaccia ritorsioni o chissà quali punizioni. Noi siamo sempre al vostro fianco in questa è in tutte le lotte che si renderanno necessarie per rivendicare i vostri diritti.
Noi siamo con voi, voi siate con noi.

(foto fonte http://www.marina.difesa.it/uominimezzi/navi/Pagine/Zeffiro.aspx)

Sui diritti sindacali dei militari il M5S ha le idee poco chiare oppure risponde ai desiderata dei vertici militari

Oggi il M5S ha diffuso un comunicato sulla questione dell’incostituzionalità del divieto per i militari di costituire associazioni di categoria a carattere sindacale che si conclude inaspettatamente con questa frase: «Ci auguriamo che si possa aprire quanto prima un dibattito parlamentare in grado di riprendere in mano l’iter che si era miseramente arenato nella scorsa legislatura e che si possa approvare la riforma della rappresentanza militare attesa da oltre vent’anni dal comparto». Leggi tutto “Sui diritti sindacali dei militari il M5S ha le idee poco chiare oppure risponde ai desiderata dei vertici militari”

DIFESA, PDM: FINALMENTE SONO UNA REALTA’ I DIRITTI SINDACALI TANTO TEMUTI DAI GENERALI E DAI SATRAPI DEL COCER

Finalmente i militari potranno esercitare i diritti sindacali e costituire le proprie associazioni di categoria al pari del personale delle forze di polizia.
Dopo anni di incessanti battaglie nelle aule parlamentari durante i quali ci siamo scontrati con servi e servitori dei generali, satrapi di ogni specie e pietitori di proroghe, professionisti della forfettaria (indennità di missione riservata ai soli delegati del Cocer), rivolgiamo un sentito ringraziamento ai Giudici della Corte che finalmente hanno cancellato quel perverso divieto che fino ad oggi ha costretto i più fedeli servitori della Patria nella condizione di minus habentes.
Un sentito ringraziamento va anche a quei militari che hanno portato avanti la loro battaglia di giustizia e legalità nelle sedi giurisdizionali e fino al cospetto della Consulta.
Ora i cittadini in divisa facciano un saggio uso di questo loro nuovo diritto a cominciare dal diffidare di tutti quei delegati della Rappresentanza militare che in questo ultimo decennio li hanno più volte calpestati svendendone i diritti, le carriere e la dignità economica per compiacere i vertici militari e la Ministra della difesa Roberta Pinotti che come esponente di un sedicente partito democratico ha fatto del suo meglio per negare e sopprimere ogni forma di dissenso o aspirazione sindacale.
Adesso la parola passa al legislatore a cui siamo pronti a dare la nostra chiarissima proposta di legge affinché anche per i militari valgano le regole che fin dal 1981 disciplinano le attività sindacali per il personale della Polizia di Stato.
Per concludere un affettuoso pensiero lo rivolgiamo ai tanti ex forestali e all’Associazione Unforced che nell’Arma dei carabinieri, nella quale sono stati costretti da una scellerata riforma, ora avranno il compito e il privilegio di insegnare i diritti e garantire ogni possibile forma di tutela sindacale ai loro colleghi dell’Arma che fino ad oggi sono stati alla merce del Cocer.

Lo dichiarano Luca Marco Comellini , Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (PDM) e Maurizio Turco, già deputato, membro della presidenza del Partito Radicale.

Facciamo chiarezza sulle “acque di bordo”: Il re è nudo.

In merito alla questione delle acque destinate al consumo umano a bordo della Nave Magnaghi l’ammiraglio Marzano ha fatto del suo meglio per dare la sua versione dei fatti. Versione che a mio avviso non solo è sicuramente incompleta ma è anche assolutamente carente dal punto di vista dell’interesse alla tutela offerta nel tempo (dal 2001 ad oggi) agli equipaggi che lo stesso alto ufficiale ha definito una priorità della forza armata. E la situazione sulle altre navi quale è? Leggi tutto “Facciamo chiarezza sulle “acque di bordo”: Il re è nudo.”

Aeronautica militare, Comellini (Pdm): Piena soddisfazione per assoluzione ex Capo stato maggiore Preziosa

Non mi ha assolutamente sorpreso la sentenza di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” pronunciata lo scorso lunedì 26 marzo dal Tribunale militare di Roma nei confronti del generale Pasquale Preziosa, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, del generale Gianpaolo Miniscalco e del colonnello Antonio Di Lella. La teoria del complotto ai danni dell’altro generale della stessa forza armata, Carlo Magrassi, all’epoca dei fatti consigliere militare di Renzi e ora Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, si è rivelata priva di ogni fondamento. Fin dall’inizio di questa triste vicenda sono sempre stato convinto dell’assoluta correttezza dell’azione di comando del generale Preziosa che nulla aveva fatto se non il proprio dovere.
Preziosa è stato la vittima eccellente di un sistema politico malato capace di manipolare fatti e persone e di piegare ai propri interessi e scopi la verità e la legge fino al punto di indurre in errore anche i componenti della Procura militare di Roma la cui competenza e ed esperienza sono ben noti.
Coloro che come me hanno avuto modo di seguire l’intero processo, durato quasi due anni, hanno potuto apprezzare il grande lavoro svolto dal Tribunale Militare di Roma, nell’occasione presieduto dal Giudice Elisabetta Tizzani, che con estrema perizia e competenza ha saputo condurre e portare a termine il difficile processo e ristabilire quella verità, il fatto non sussiste, che forse era già nota a tutti fin dalle prime udienze e che poi ha trovato ampie conferme nelle deposizioni di alcuni testimoni richiesti dalla Procura.
Adesso, alla luce di questa sentenza di piena assoluzione, sarà interessante capire gli sviluppi che potrebbero esserci nei prossimi mesi. Il generale Pasquale Preziosa sarà mio graditissimo ospite giovedì 29 marzo a Radio Radicale nell’ambito della trasmissione Cittadini in divisa che andrà in onda lunedì 2 aprile alle ore 23.00.

Donne attenzione: nell’Arma alle vittime di molestie è vietato parlare

Lo scorso 10 marzo nell’ambito della trasmissione di Rai 3, Presa Diretta condotta da Roberto Iacona, è stato trasmesso un servizio di Giulia Bosetti sul caso della carabiniera Angela Aparecida Rizzo, costituitasi parte civile nel processo contro Luigi Ruggiero, maresciallo A.s.UPS CC per il reato di minaccia ad inferiore aggravata e continuata. Lo scorso 12 dicembre al termine dell’udienza dibattimentale nel corso della quale i testimoni hanno confermato le particolari attenzioni e molestie subite dalla Rizzo, assistita dagli Avvocati Giorgio Carta e Maria Laura Perrone, la Corte Militare di Appello di Roma ha confermato la condanna a nove mesi di reclusione nei confronti dell’imputato Ruggiero, oltre al pagamento delle spese processuali e del risarcimento alla parte civile.
A margine dell’udienza processuale ripresa dalla telecamere di “Presa Diretta” Angela Rizzo aveva poi rilasciato alcune dichiarazioni sulla vicenda processuale. Per quell’intervista nei giorni scorsi, l’Arma dei Carabinieri ha avviato nei confronti della carabiniera Angela Aparecida Rizzo un procedimento disciplinare per l’irrogazione di una sanzione disciplinare diversa dalla consegna di rigore.
L’azione disciplinare che l”Arma dei carabinieri ha voluto avviare nei confronti della carabiniera Rizzo è un pessimo segnale per tutte le donne delle forze armate.
Sottoporre la vittima di molestie ad un procedimento disciplinare appare chiaramente come uno squallido sistema monito per richiamare all’ordine del silenzio non solo la Rizzo ma anche tutte le altre donne che quotidianamente nel chiuso delle caserme sono vittime di aggressioni a sfondo sessuale da parte di colleghi e superiori di grado. Angela ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente le molestie subite ma l’Arma, invece di affrontare il problema per garantirgli maggiori tutele, ha ben pensato di procedere disciplinarmente ritenendola colpevole di non aver chiesto l’autorizzazione e di aver leso il prestigio della Benemerita. La carabiniera Rizzo non è né la prima né sarà l’ultima e per quanto ci riguarda oggi più di ieri ci impegneremo a dare la massima assistenza a tutte le donne militari che decideranno di reagire alle prevaricazioni e alle intimidazioni e alle molestie che sono costrette a subire nei luoghi di lavoro. Il caso di Angela solleva anche un secondo problema. Infatti il codice penale militare di pace (c.p.m.p.), nonostante le donne siano nelle forze armate fin dal 2000, non prevede come reato le molestie o la violenza sessuale e quindi, semmai, come avvenuto nel caso della carabiniera Rizzo, l’imputato viene generalmente giudicato e condannato per reati come la minaccia o l’ingiuria che prevedono pene irrisorie rispetto a quelle previste in caso di condanna per violenza o molestie sessuali. Colgo quindi l’occasione per rivolgermi all’Associazione Nazionale Magistrati Militari e al suo Presidente dr. Gabriele Casalena, affinché valuti la possibilità di realizzare iniziative comuni al fine di sollecitare il legislatore a dare vita a quella riforma della giustizia militare e dei codici che ormai appare sempre più irrinunciabile.